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» » » » » » » » » » » Cosa sta succedendo in Siria: fazioni, il fattore Isis, Putin e l'intervento russo

Filippo Mastroianni mercoledì 7 ottobre 2015 2


La guerra civile siriana, scoppiata nel 2011, rimane al centro dell'attenzione internazionale. Alla lotta tra le fazioni si è aggiunto l'intervento russo in Siria.


La guerra civile siriana scoppia nel 2011. Oggi forze governative e opposizioni continuano a combattersi.

La guerra civile 

La crisi siriana inizia nel 2011 e va inserita nel più ampio contesto di quella che è stata giornalisticamente definita primavera araba. Le prime dimostrazioni pubbliche contro il regime del presidente Bashar al-Assad si sviluppano ad Aleppo e Damasco, le due più grandi città della Siria, prima di espandersi su scala nazionale. Dal 2012 la crisi si trasforma in una vera e propria guerra civile, attualmente ancora in corso. 

Le opposizioni al presidente miravano alle dimissioni di Bashar al-Assad e a distruggere la struttura monopartitica del partito Ba’th, da cui derivava il suo potere. La repressione del regime diventa sempre più feroce, ma le opposizioni non indietreggiano. Nel nord del paese numerose caserme vengono assaltate nel tentativo di entrare in possesso delle armi del regime e alcuni soldati siriani disertano per unirsi ai manifestanti. A pochi mesi dall’inizio delle proteste nasce l’FSA, Free Syrian Army, creato da un gruppo di militari disertori e annunciato dall’ex colonnello Riad Assad in un video diffuso su internet. Le Nazioni Unite iniziano a interessarsi, ma Cina e Russia pongono il veto su una risoluzione Onu nell’ottobre 2011. 

La guerra si fa sempre più intensa. A giugno 2013, secondo dati in possesso dell’ONU, intorno alle 90.000 persone erano state uccise nel conflitto. Arrivati ad agosto 2014 questa cifra era già più che raddoppiata, fino ad arrivare a 191.000, continuando a salire, secondo gli attivisti e le Nazioni Unite, alle 220.000 vittime di marzo 2015. 

Crimini di guerra, armi chimiche e crisi umanitaria

Secondo il Pentagono, il regime di Assad avrebbe fatto ampio uso di armi chimiche.

Secondo una commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite, che ha indagato sulle presunte violazioni dei diritti umani fin dal marzo 2011, entrambe le parti in conflitto hanno commesso crimini di guerra, tra cui omicidi, torture, stupri e sparizioni forzate. 

Centinaia di persone sono state uccise da razzi pieni di gas Sarin, un gas nervino della famiglia degli organofosfati, classificato come arma chimica di distruzione di massa, sparati in diversi distretti agricoli vicino a Damasco. Le potenze occidentali si sono scagliate contro il governo siriano, ma il regime e la Russia hanno accusato i ribelli. Di fronte alla prospettiva di un intervento militare statunitense, il presidente Assad ha accettato la completa distruzione dell'arsenale di armi chimiche della Siria, come parte di una missione congiunta guidata dalle Nazioni Unite e l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW). La distruzione di agenti chimici e munizioni è stata completata un anno dopo. L’OPCW ha però documentato l'uso di sostanze chimiche tossiche, come il cloro e ammoniaca, da parte del governo in attacchi ai villaggi del nord in mano ai ribelli tra aprile e luglio 2014. 

Quasi 4 milioni di persone sono fuggite dalla Siria dall'inizio del conflitto. Si tratta di uno dei più grandi esodi di rifugiati nella storia recente. I paesi limitrofi hanno sopportato il peso della crisi dei rifugiati, in particolare il Libano, la Giordania e la Turchia. Un ulteriore 7,6 milioni di siriani sono stati sfollati all'interno del paese, portando il numero totale di persone costrette a fuggire dalla propria casa a più di 11 milioni. A questa situazione bisogna aggiungere lo stato di collasso dei sistemi educativi, sanitari e di assistenza sociale della Siria. 

L’avvento degli islamisti in Siria 

Miliziani di Al Nusra impegnati in Siria.

Ad inizio 2012 cominciano a inserirsi combattenti stranieri in Siria. Alcuni si arruolano nella FSA, altri creano dei gruppi autonomi. Tra questi nasce, il 23 febbraio 2012, il Fronte di Al-Nusra, un gruppo estremista islamico formato da combattenti che arrivano dall’Iraq ed erano stati vicini ad Abu Mus'ab al-Zarqawi, allora capo di Al-Qāʿida in Iraq. Un gruppo considerato l’unico rappresentante di Al-Qāʿida in Siria e da non confondere assolutamente con l’Isis. Al Nusra combatte per un periodo accanto alle forze più laiche dei ribelli siriani di FSA, fino al logorarsi dei rapporti tra i due gruppi. Al Nusra era intanto diventato il gruppo dei ribelli siriani più forte, più abile nel raccogliere fondi e arruolare volontari, con combattenti sparsi su tutto il paese. Obiettivo del gruppo è far cadere Assad per sostituirlo con uno stato sunnita islamico. Una distinzione, quella tra sunniti e sciiti, che bisogna tenere sempre presente quando si parla di Siria. 

Sunniti e Sciiti

La Siria etno-religiosa (mappa di Laura Canali, Limes, 2013).

Dietro la guerra civile siriana si nasconde anche un conflitto secolare tra le due forze dell’islamismo, sunnismo e sciismo. Ma esistono altre piccole confessioni, come gli ismailiti e gli alawiti. Quest’ultima è la confessione a cui appartiene il presidente e gli organi dirigenti del Partito. 

La comunità religiosa alawita fa parte di una branca dello sciismo, minoritaria in Siria. Anche grazie a questo particolare possono essere compresi meglio gli schieramenti dei paesi stranieri. Le nazioni a maggioranza sciita, come Iran e Iraq, sono intervenute a protezione del governo siriano, in modo da mantenere un governo alleato che permetta di creare una macroregione che arrivi fino al Libano. L’altra componente che si è aggiunta agli scontri è quella salafita, che appartiene invece a una scuola di pensiero sunnita. Arabia Saudita, Turchia e Qatar, a maggioranza sunnita, appoggiano i sunniti in Siria. 

Sebbene inizialmente le manifestazioni avessero uno spirito laico, con l’estremizzarsi del conflitto sono venuti a crearsi due poli. La componente sciita e gran parte delle minoranze religiose a sostegno del governo, mentre il fronte dei ribelli rimane composto prevalentemente da sunniti. Parte dei sunniti rimane schierata col governo. Anche perché dal punto di vista confessionale la Siria è a prevalenza musulmana sunnita (circa il 74% della popolazione), come del resto l’intero mondo islamico. Definire il conflitto una guerra di religione non è del tutto sbagliato. A maggior ragione con l’ingresso in scena dell’Isis. 

L’Isis in Siria 

Miliziani dell'Isis a Palmira. L'arco di trionfo di epoca romana è stato fatto saltare dai jihadisti.

L’isis fa la sua comparsa in Sira nell’aprile 2013. Il 9 Aprile, il gruppo di jihadisti sunniti cambia denominazione, diventando Isis, Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, da Shaam, parola che nel contesto della Jihad si riferisce appunto al concetto di grande Siria, con l’eliminazione dei confini tra Siria ed Iraq. Il 29 giugno il gruppo ha iniziato ad eliminare la dicitura "Iraq e Levante" dal proprio nome, riferendosi a se stesso solo come Stato Islamico, affermando, di fatto, la nascita del nuovo califfato, che comprende i territori conquistati in Iraq e Siria. L’Isis in questo periodo ha già strappato Raqqa ai ribelli, proclamandola sua capitale. 

Il 2014 è l’anno della grande espansione del gruppo. A giugno l’Isis in Iraq si spinge fino a Baghdad, eliminando di fatto il confine tra Iraq e Siria, facilitando lo spostamento di armi e uomini. Il 29 giugno 2014 Abu Bakr al-Baghdadi annuncia l'instaurazione del califfato nei territori controllati tra Siria e Iraq e chiede a tutti i musulmani di aderire. A luglio una violenta offensiva nel governatorato di Deir el-Zor permette di sconfiggere le forze ribelli e Al Nusra. L’est della Siria viene liberato dai ribelli e l’Isis si trova così a diretto contatto con i territori controllati dal governo siriano. Ad ottobre lo Stato Islamico issa la bandiera nera su una collina nella zona orientale di Kobane, la cittadina siriana al confine con la Turchia, che diventerà simbolo della resistenza curda. La città verrà liberata il 27 gennaio 2015 dalle milizie curde, capaci di respingere i jihadisti. 

Oggi l’Isis sta cercando di conquistare il maggior numero di infrastrutture ed ha strettamente in mano la strada che unisce Raqqa a Palmira, intorno alla quale si trovano giacimenti di gas e petrolio. 

I curdi siriani

Un cecchino curdo si affaccia su Kobane, liberata dai jihadisti ma distrutta nel conflitto.
Non è da tralasciare un breve accenno alla fazione dei curdi, che si è concentrata particolarmente nella lotta contro l’Isis, da quando quest’ultima ha fatto il suo ingresso nel panorama siriano. Una lotta che sembra essere stata molto efficace, considerate le conquiste fatte dai curdi nei primi mesi del 2015. Come considerare i curdi rispetto alle altre fazioni in lotta? Non fanno parte o appoggiano il regime repressivo di Assad, né possono essere considerati alla stregua delle milizie estremiste islamiche. 

L'espansione del territorio controllato dai curdi (Rojava) nel 2015.
La religione prevalente tra i curdi è quella musulmana sunnita, ma sono guidati da un movimento laico, accolgono persone di diverse confessioni e governano una striscia di territorio nella Siria settentrionale, da loro chiamata Rojava. Con le conquiste del 2015 i curdi sono riusciti a riunire i cantoni di Kobane e Jazir, mentre la zona di Efrir rimane ancora divisa dal resto della Rojava da una striscia di territorio ancora in mano all’Isis. Il governo è in mano al PYD (Partiya Yekîtiya Demokrat), d’ispirazione socialista-libertaria. 

Il 2015 in Siria

La situazione attuale in Siria e gli obbiettivi dell'Isis (mappa di Laura Canali, Limes, 2015).
Nell’ultimo anno il regime di Assad si è trovato sempre più in difficoltà, soprattutto contro l’avanzata dell’Isis, che prendendo Palmira è arrivata al centro del paese. Ormai sembra impossibile una soluzione diplomatica e pacifica della guerra siriana, nessuno dei gruppi vuole arrivare a un accordo di pace. Tra agosto e settembre Turchia e Stati Uniti avevano concordato un piano di azione contro l’Isis, per creare una safe-zone lungo il confine tra Turchia e Siria. L’alleanza, un po’ claudicante, che Obama ha tentato di creare coinvolgendo diversi governi non ha però sortito gli effetti sperati contro lo Stato Islamico. La vera novità è la decisione della Russia di Putin di intervenire direttamente in Siria. Una scelta che ha mostrato tutte le insicurezze e le ambiguità della Nato. 

Putin e l’intervento russo in Siria

Barack Obama tende la mano a Vladimir Putin all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (28 settembre 2015)

Putin ha ordinato ai suoi aerei di bombardare le posizioni terroriste in Siria, mentre Onu e Nato discutevano di coalizioni e possibili transizioni verso un nuovo governo. I primi attacchi si sono però concentrati nella regione di Homs, in modo da aprire un corridoio che porti da Damasco alla stessa Homs fino alla costa, dove vive gran parte della minoranza alawita (quella a cui appartiene il presidente siriano) e la Russia controlla grazie al porto di Tartus. La paura di Putin che l’alleato Bashar Al Assad possa cadere è sembrata evidente. Nell’ottica russa tutti coloro che si sono armati contro il regime sono da considerare terroristi. Obama, preoccupato della transizione politica in Siria e della visione di Putin, ha ammonito: «Respingiamo l'idea della Russia che tutti quelli che sono contro Assad sono terroristi». A completezza bisogna dire che sono state colpite anche posizioni dell’Isis. Secondo Andrei Kartapolov, vice capo dello stato maggiore russo, in oltre 60 raid sono state colpite più di 50 infrastrutture che appartengono all’Isis solo nei primi quattro giorni. Tra le città colpite c’è anche Raqqa, roccaforte dell'Is. 



Intanto l’esercito siriano starebbe preparando un’offensiva terrestre, con l’appoggio dell’Iran e di Hezbollah, che potrebbe anche avere l’aiuto dell’aviazione russa. Una carta che nessuna delle opposizioni può giocarsi. Nemmeno lo Stato Islamico possiede, infatti, una propria aviazione. Secondo il Daily Star, inoltre, Vladimir Putin avrebbe annunciato una missione speciale per recuperare il controllo di Al-Raqqa, nel nord della Siria. Mosca intenderebbe schierare 150.000 truppe per la riconquista della città. 

Il fatto politico nuovo è dunque l’ingresso della Russia, ancora una volta, in Medio Oriente. Uno schieramento chiaro contro la maggioranza sunnita del paese, a fianco della corrente dello sciismo alawita, di Assad e dell’Iran, il vero centro dello sciismo nell’area. Uno scenario che ha sempre più il sapore di proxy-war, guerra per procura, tra potenze straniere venute dall'esterno. Iran, Russia e Hezbollah a sostenere il regime, Stati Uniti, Arabia Saudita, monarchie del Golfo, Francia, Regno Unito e Turchia in appoggio alle forze di opposizione. Oggi la Russia rientra, a pieno titolo, nel gioco delle potenze, in una della aree chiave del globo. Anche se Obama si è affrettato a ribadire che «questa non è una guerra tra Usa e Russia» e che «non è una partita a scacchi tra superpotenze». Eppure le due grandi potenze non hanno ancora raggiunto un compromesso. Possibile, secondo Obama, solo concentrandosi nella lotta comune all’Isis e in un parallelo processo di transizione che porti all’uscita di scena di Assad. Ma è proprio su questo argomento che le posizioni di Mosca e Washington non sembrano trovare un punto di incontro, mentre sullo sfondo rimane quello scenario di contrapposizione generale tra sunniti e sciiti, con tutte le nazioni coinvolte. 

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2 commenti Cosa sta succedendo in Siria: fazioni, il fattore Isis, Putin e l'intervento russo

  1. Quello che o scritto prima non
    È tutto sapete tutti voi
    Giornalisti studiosi scienziati
    Capi di stato tutte le cose che
    Nascondono a cominciare dalle
    Armi che noi non conosciamo
    Tutti gli esperimenti che fanno
    Su tutta la terra su tutto
    Quello che sta succedendo
    Ci nascondono tutto sugli
    Alieni tutto ciò sta succedendo
    E tutto organizzato dai primi
    Anni del 1926 circa questa
    Sara catastrofe totale lo sapete voglio portarci a un
    Nuovo ordine mondiale e purtroppo sono pochi a sapere
    Tutto questo qui illuminati
    Vogliono farci schiavi in tutto
    Il mondo finisco dico solo
    Aprite qui occhi sveqliatevi

    RispondiElimina
  2. Scusate aggiungo qualcosa a
    Quello che o scritto prima non
    Voglio mostrare il mio viso
    Ma sappiate che la verità è
    Reale o visto che la prima
    Parte. Non è uscita o sbagliato
    A mandarla tutto quello che
    Sta succedendo queste guerre
    Erano già tutte organizzate
    Perché ci sono troppi interessi
    Denaro potere qui sono tutti
    Coinvolti politici massoni chiesa musulmani io sono credente sono cattolico credo
    In cristo ma non credo la chiesa sono tutti Coinvolti con i massoni lo sono loro stessi
    O visto cose schifose fra massoni sacerdoti grossi politici qui c'è solo il Dio
    Denaro E potere come o detto prima anno cominciato la terza
    Guerra mondiale perché vogliono
    Eliminare più della popolazione
    Mondiale e portarci alla schiavitù voglio metterci con
    La forza un microchip per controllarli su tutto denaro
    Movimenti aprite gli occhi
    Dicevo prima che anno contatti
    Con alieni sonno tutto e ci
    Nascondono tutto
    E tutto vero tanti lo sanno
    Iformazioni cercate chiedete
    A chi sa altrimenti sarà un
    Catastrofe totale



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