Filippo Mastroianni
giovedì 24 gennaio 2013
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L'occupazione cinese del Tibet è iniziata nel 1949. Negli ultimi anni l'opinione pubblica di tutto il mondo si è interessata al problema. Ma l'informazione è spesso incompleta
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| Un giovane protesta per il Tibet. Sono sempre più numerose le manifestazioni a favore della regione dell'Asia centrale. |
La questione tibetana è ormai nota a tutti al giorno d'oggi. Manifestazioni a favore della funestata regione dell'Asia centrale si sono registrate in tutto il mondo negli ultimi anni. Tuttavia non sempre l'informazione è stata chiara ed esaustiva. In primis dal punto di vista storico, partendo dall'analisi di cosa sia il Tibet e cosa rappresenti l'occupazione cinese in quell'area. In secondo luogo gli avvenimenti che si sono registrati a partire dal 1950 sono stati affrontati raramente e in modo parziale dai media occidentali. Nei dibattiti internazionali poi, constatata la grande forza economica del paese orientale, il problema, di grossa entità, è sempre stato trascurato, accantonato, per quanto possibile insabbiato. Molta della conoscenza dell'opinione pubblica si limita al sentito dire o a qualche notizia estemporanea di manifestazioni, rivolte o massacri di monaci.
Partiamo dagli anni '40, tralasciando la storia secolare della regione tibetana, perchè è da questi anni che la questione inizia a porsi. Il Tibet è ormai nazione indipendente fin dal 1912, dopo anni di occupazione mongola e dell'India britannica, oltre che cinese. All'inizio del 1940 il Tibet è uno stato perfettametne autonomo e in pace, anzi funge da stato-cuscinetto in un continente in pieno fermento. La Cina, massacrata dalla guerra civile, deve difendersi dall'invasione giapponese. L'India britannica è invece animata da Ghandi e dalla sua rivoluzione pacifista.
Le cose però nel corso di dieci anni cambiano rapidamente. Nel 1941 il Giappone scenderà in guerra, al fianco della Germania, uscendone sconfitto in modo violento nel 1945. Nel 1947 è invece l'India a subire un cambiamento epocale, con l'esodo delle truppe inglesi dalla penisola. Questa si dividerà, in un bagno di sangue, tra l'India, a grande maggioranza induista, e il Pakistan musulmano. In Cina il 1949 segna invece la fine della guerra civile con l'ascesa al potere del Partito Comunista e del suo leader Mao Zedong, che proclamano la nascita della Repubblica Popolare Cinese e affermano la volontà di conquistare il Tibet. L'obbiettivo è riportarlo sotto il dominio di quella che considerano la madrepatria originaria. È dall'anno seguente che iniziano i problemi per il Tibet. L'invasione di una Cina finalmente consolidata e forte inizia nel Kham occidentale. I reggenti di Lhasa proclamano così Dalai Lama il quindicenne Tenzin Gyatso, che si impegnerà nei successivi anni per ottenere condizioni meno dure di occupazione. Tentativi che furono vani, le turbolenze e i massacri continuarono, fino al 1959, quando le truppe di Pechino uccisero ben 65000 tibetani deportandone altrettanti a seguito degli scontri avvenuti. Il Dalai Lama è costretto a fuggire in India, trovando casa a Dharamsala, non tornando mai più in patria. Ancora oggi continua un genocidio culturale ignorato dall'occidente.
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| Militari cinesi sotto il palazzo del Potala a Lhasa, capitale del Tibet. Fu la residenza storica del Dalai Lama. |
I danni causati dall'occupazione cinese dell'area sono enormi e spesso sconosciuti in occidente.
Più di un milione di tibetani sono morti a causa dell'occupazione e migliaia di dissidenti religiosi e politici sono detenuti in campi di lavoro, spesso torturati.
Il "Thamzing" è stato pratica comune per molti anni. I tibetani erano costretti ad accusarsi tra loro e degradarsi in processi che iniziavano con condanne verbali e finivano con pestaggi. Gli stessi bambini erano costretti ad accusare i propri genitori.
Le donne sono tutt'ora soggette a sterilizzazioni e aborti provocati, per limitare il numero dei tibetani, senza anestesie, con un gran numero di morti per infezioni post-operatorie. Le donne tibetane, così, preferiscono partorire in segreto, piuttosto che in ospedale, dove il bambino potrebbe essere sottratto loro.
Il Tibet è diventato anche una base militare, che ospita la maggior parte degli arsenali missilistici della Repubblica Popolare. Le persone che vivono nei pressi delle centrali atomiche sono ovviamente soggette a malattie, così come i nuovi nati. Buona parte del territorio circostante è stato contaminato dalle scorie, che stanno lentamente distruggendo le risorse naturali del Tibet, che sembravano infinite.
La deforestazione procede, così come la distruzione degli edifici storici per la cultura tibetana. Monasteri, templi, edifici, sono stati rasi al suolo, la letteratura tibetana distrutta o venduta in terra cinese.
La Cina proibisce inoltre l'insegnamento del Buddhismo, nonostante l'apparente dichiarazione di libertà religiosa, fatta più a fini turistici e propagandistici che realmente messa in atto.
Dal 1959 ad oggi il Dalai Lama ha formulato diverse proposte di pace e di compromesso sempre negate dalla Repubblica Popolare Cinese.
La questione tibetana, dopo più di cinquant'anni, rimane tristemente attuale.
L'occidente continua a chiudere un occhio davanti alla potenza cinese, senza intraprendere iniziative concrete contro questa intricata situazione, che sta lentamente portando allo sterminio di un intero popolo e di una cultura secolare.
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About Filippo Mastroianni
Un qualunque, ingovernabile, battitore da tastiera. Un occhio osserva la politica e il mondo, l'altro è affetto da un'aggravante cinemania, con sbalzi cinogiappocoreani, giusto per sentirsi alternativo. Anni passati ad immedesimarsi e firmarsi Arturo Bandini, personaggio straordinario nato dalla penna di John Fante. Conclusa la fase della doppia personalità, ricongiunto con me stesso, continuo a scrivere.
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