Due grandi potenze impegnate negli stessi spazi, quelli della Siria. Diverse visioni per il futuro del paese e lo Stato Islamico come nemico comune.
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| Vladimir Putin e Barack Obama si incontrano all'assemblea generale dell'Onu (28 settembre 2015) |
Barack Obama e Vladimir Putin si sono incontrati lo scorso 28 settembre. Prima rendendosi protagonisti del botta e risposta, nel corso dei rispettivi interventi alla settantesima assemblea generale delle Nazioni Unite. Poi, nel pomeriggio, hanno avuto un colloquio faccia a faccia, come non avveniva dal 2013.
I rapporti tra i due leader sono da tempo molto tesi. Le questioni su cui si scontrano nella loro politica estera sono numerose e i due hanno mostrato posizioni profondamente differenti su diverse questioni cruciali. Il colloquio va quindi visto positivamente, come un piccolo passo in avanti. Anche perchè, focalizzando l'attenzione su un problema specifico, si possono mettere da parte le divergenze sulle visioni di ampio respiro. Al termine dell'incontro Putin ha dichiarato che, anche se «restano delle controversie, abbiamo un solido punto di partenza da cui lavorare insieme sulle cose che ci preoccupano». Preoccupazioni legate, principalmente, alla Siria.
Obbiettivi di Obama
Perchè gli Stati Uniti non intervengono militarmente come i russi? Obbiettivi diversi, risposte diverse. Obama ha una sua visione per la Siria che verrà. Una Siria senza Bashar Al Assad, ma soprattutto senza Stato Islamico. Per questo gli Stati Uniti si sono mostrati cauti nell'inviare armi ai ribelli "moderati". Il pericolo è che, alla fine, queste armi arrivino proprio all'Isis, che come gli altri rappresenta un gruppo di opposizione al governo siriano. Per la maggior parte dei ribelli lo Stato Islamico è un obbiettivo secondario al rovesciamento del regime di Assad. Motivo in più per temere che le armi possano confluire in quello che oggi è uno dei gruppi di opposizione più forti del paese. Obama continua quindi sulla sua linea prudente, consapevole che i risultati che vuole ottenere sono difficilmente raggiungibili nel breve termine, in quel ginepraio di fazioni in cui si è trasformata la guerra civile siriana. Esponendosi alle critiche, non del tutto infondate, di avere una politica mediorientale inconsistente e poco chiara. Obama si trova insomma schiacciato tra Bashar Al Assad e lo Stato Islamico. Distruggere l'uno può voler dire parallelamente aiutare l'altro. Appoggiare il dittatore equivarrebbe inoltre a rinnegare tutta la politica seguita in Siria finora.
Obbiettivi di Putin
La Russia, dal canto suo, ha un alleato e un obbiettivo chiaro. Bashar Al Assad deve rimanere al potere in Siria. Una prospettiva raggiungibile in modo lineare, piegando tutte le opposizioni al governo. Per questo motivo, nella visione russa, tutti gli oppositori ad Assad sono allo stesso modo terroristi. Mentre il regime di Damasco è stato definito dal leader russo «una risorsa nella lotta allo Stato Islamico». I russi hanno una visione negativa delle altre forze di opposizione "moderate", sostenute dall'occidente. Putin, nel discorso all'assemblea generale dell'Onu, ha affermanto che solo i curdi e le forze del governo stanno realmente combattendo lo Stato Islamico. La Russia, in questi anni, ha puntato troppo sulla Siria per poter abbandonare il regime di Assad. Oltre al fatto che mantenere il controllo e l'accesso a quei mari caldi è da sempre un obbiettivo strategico del Cremlino. La zone costiera di Latakia, del resto, si stanno mostrando cruciali per rifornimenti di armi che Russia e Iran inviano all'esercito di Assad, attraverso diversi hub, tra cui il porto di Tartus.
Opportunità di intesa
Esiste un solo punto in cui le prospettive dei due paesi coincidono: la lotta allo Stato Islamico. Sia Stati Uniti che Russia propongono di formare una coalizione contro l'Isis, ma con un approccio diverso. Le due potenze non combatteranno insieme il nemico comune. La coalizione che vorrebbero gli Stati Uniti dovrebbe essere formata da un gruppo di paesi che condividono le strategie e gli obbiettivi di Washington, accettandone la guida. Putin ha già creato un centro d'informazione congiunto con Iran, Iraq e Siria stessa. Il punto di convergenza fondamentale è Stati Uniti e Russia si terranno al corrente degli sviluppi sul campo, fondamentale quando due potenze così si trovano ad agire negli stessi spazi. Usa e Russia non si scontreranno in Siria, perchè oggi hanno un nemico comune e pericoloso. Il pomo della discordia resta il destino di Bashar Al Assad ma, per ora, la questione può essere messa da parte fino a quando le sorti della guerra civile non saranno più chiari.
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