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» » » » » » » » ISIS: l'organizzazione che spaventa l'Iraq e il mondo

Filippo Mastroianni venerdì 5 settembre 2014 0


L'Isis fa sempre più paura e continua a conquistare territori. L'obbiettivo dell'organizzazione è creare un califfato che unisca tutto il mondo musulmano


Alcuni militanti dell'Isis, stretti attorno alla bandiera dello Stato Islamico guidato da Abu Bakr al-Baghdadi.
Secondo giorno di vertice a Newport, in Galles, dove argomento principale, accantonata per un attimo la questione Ucraina, è la nuova minaccia dell’Isis, lo Stato Islamico che ha intenzione di creare un Califfato tra Siria e Iraq per poi, in prospettiva, unire tutto il mondo musulmano. Dopo la decapitazione dei due giornalisti statunitensi, Obama ha avuto incontri bilaterali con Arabia Saudita e Turchia, alla ricerca di una coalizione che fronteggi la minaccia, appoggiato dal premier Britannico Cameron. Analizziamo cos’è l’Isis, da dove nasce, quali sono i luoghi chiave per comprenderne il fenomeno, quali sono gli obbiettivi che si prefigge. Partiamo con un'infografica a riassumere parte di quello che tratteremo.




Da AQI ad ISI

Partiamo da Al Quaida e introduciamo uno dei personaggi chiave della storia: Abu Musab Al-Zarqawi. Giordano, originario di Zarqa, Zarqawi è da sempre sospettato di essere stato un associato al gruppo terroristico guidato da Osama Bin Laden, come lo stesso ex Segretario di Stato statunitense Colin Powell aveva affermato. In realtà la posizione di Zarqawi non è chiara e molti considerano la sua attività come concorrente a quella di Bin Laden, sin dai tempi in cui gli afghani combatterono contro i sovietici, tra le fila del movimento mujaheddin. Qualunque fosse stata la posizione iniziale di Zarqawi, il suo gruppo Jamāʻat al-Tawḥīd wa-al-Jihād (Organizzazione del monoteismo e della Jihad, JTJ), formatosi nel 2004 in risposta all’intervento militare statunitense, voluto da George W.Bush, cambiò nome in Al Quaida in Iraq, sancendo la sua vicinanza all’organizzazione guidata da Osama Bin Laden. Zarqawi morì nel 2006, ucciso da una bomba americana, e il suo posto fu preso da Abu Omar al-Baghdadi. Il 2006 fu anche l’anno del nuovo cambio di nome del gruppo, che proclamò la formazione dell’ISI, lo Stato Islamico dell’Iraq.

L’ISIS

Lo Stato Islamico, per come lo conosciamo, nasce in realtà solamente l’anno scorso. Il 9 Aprile 2013, data l’espansione in Siria, il gruppo di jihadisti sunniti cambia infatti nuovamente denominazione, diventando Isis, Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, da Shaam, parola che nel contesto della Jihad si riferisce appunto al concetto di grande Siria, con l’eliminazione dei confini tra Siria ed Iraq. L’inclusione del Levante parte, infatti, dal rifiuto dei confini imposti dall'accordo Sykes-Picot, che ridisegnò il Medioriente dopo la prima guerra mondiale e la caduta dell’impero ottomano. Per molti sunniti radicali addirittura non esistono stati, ma l’ Ummah, l’unione di tutti i musulmani fedeli alla Sunnah, la tradizione. 
Dal 2010, il gruppo è passato sotto la guida di Abu Bakr Al Baghdadi, imprigionato a Camp Bucca fino a che la base non è passata sotto il controllo del nuovo governo iracheno. Nel 2009 la decisione di liberare Al Baghdadi, solo poco tempo dopo, nel maggio 2010, diventato leader dell’Isis e oggi dello Stato Islamico, dopo la proclamazione del califfato in Iraq e di una nuova jihad internazionale, che coinvolga tutto il mondo musulmano. La violenza dell’Isis diviene evidente anche alla stessa Al Quaida, tanto che Al Zawahiri chiese ad Al Baghdadi di abbandonare la Siria e concentrarsi esclusivamente sull’Iraq. L’obiettivo dichiarato di creare un grande Califfato del Levante, con inclusa anche la Siria e poi tutto il mondo musulmano, ha lasciato però le parole di Al Zawahiri inascoltate, tanto che l’Isis è stata espulsa da Al Quaida nel febbraio 2014.
Arriviamo al giugno 2014, quando Mosul, seconda città dell'Iraq, la provincia di Ninive e buona parte di quella di Kirkuk, passano sotto il controllo delle milizie dell’Isis. Il 29 giugno il gruppo ha iniziato ad eliminare la dicitura "Iraq e Levante" dal proprio nome, riferendosi a se stesso solo come Stato Islamico, affermando, di fatto, la nascita del nuovo califfato, che comprende i territori conquistati in Iraq e Siria.  Probabilmente il momento in cui il governo iracheno e il mondo si accorgono di aver sottovalutato la minaccia.

I militanti

Quanti sono i militanti? Fino alla presa di Mosul si pensava che l’Isis ne avesse solo tremila. Anche la conquista dello scorso dicembre, quando i terroristi erano entrati nella città strategica di Falluja, non lasciava presagire una forza capace di prendere il controllo di un territorio così vasto. In realtà la minaccia è stata ampiamente sottodimensionata. Secondo le ultime stime l’Isis po’ contare su cinquemila miliziani in Siria, più altri seimila in Iraq. A differenza di altri gruppi terroristici inoltre, sembra che l’Isis abbia un grande appeal verso i giovani occidentali, neomusulmani convertitisi alla jihad, molti dei quali combattenti in Siria e poi passati con Al Baghdadi, che sarebbero pagati poche centinaia di dollari al mese. In Iraq L’isis ha avuto anche l’appoggio di altre tribù sunnite e baathiste, con il comune obbiettivo di rimuovere il primo ministro iracheno Nuri Al-Maliki.

Le ultime

Mentre l’Isis tenta di avanzare verso Baghdad, città a grande maggioranza sciita, la Nato sta tentando di rafforzare le forze di sicurezza irachene e i curdi, in attesa della creazione della coalizione che dovrebbe impedire la crescita dell’Isis. Avanzata che comunque al momento appare difficile, anche grazie all’intervento del leader iraniano, l’ayatollah Khamenei, pronto ad appoggiare l’operazione militare degli Stati Uniti contro lo Stato islamico in Iraq. Seppur sempre contro l’intervento statunitense in Iraq, questa volta lo Stato Islamico rappresenta infatti una minaccia tangibile per gli sciiti iracheni. Molti uomini delle forze del Quds, corpo d’élite appartenente alla Guardia Rivoluzionaria, erano già stati inviati in Iraq negli scorsi mesi, e ora sono pronti a collaborare con le forze congiunte che stanno combattendo l’Isis. Sembra più probabile, quindi, che lo Stato Islamico si concentri nel consolidare il controllo sui territori a maggioranza sunnita già conquistati, ma la minaccia per Baghdad e l’occidente continua ad essere reale. L'altro alleato scomodo per gli Stati Uniti potrebbe essere il dittatore siriano Assad. Obama si trova infatti nella condizione di dover stanare i militanti dell'Isis nelle loro basi in Siria, paese in cui l'organizzazione è appunto tra i principali avversario del regime. Il presidente statunitense potrebbe quindi trovarsi costretto ad appoggiare proprio quel dittatore che nemmeno un anno fa pensava di bombardare.

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