L'Isis fa sempre più paura e continua a conquistare territori. L'obbiettivo dell'organizzazione è creare un califfato che unisca tutto il mondo musulmano
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Alcuni militanti dell'Isis, stretti attorno alla bandiera dello Stato Islamico guidato da Abu Bakr al-Baghdadi.
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Secondo giorno di vertice a Newport, in Galles, dove
argomento principale, accantonata per un attimo la questione Ucraina, è la
nuova minaccia dell’Isis, lo Stato Islamico che ha intenzione di creare un
Califfato tra Siria e Iraq per poi, in prospettiva, unire tutto il mondo
musulmano. Dopo la decapitazione dei due giornalisti statunitensi, Obama ha
avuto incontri bilaterali con Arabia Saudita e Turchia, alla ricerca di una
coalizione che fronteggi la minaccia, appoggiato dal premier Britannico
Cameron. Analizziamo cos’è l’Isis, da dove nasce, quali sono i luoghi
chiave per comprenderne il fenomeno, quali sono gli obbiettivi che si prefigge. Partiamo con un'infografica a riassumere parte di quello che tratteremo.

Da AQI ad ISI
Partiamo da Al Quaida e introduciamo uno dei personaggi
chiave della storia: Abu Musab Al-Zarqawi. Giordano, originario di Zarqa,
Zarqawi è da sempre sospettato di essere stato un associato al gruppo
terroristico guidato da Osama Bin Laden, come lo stesso ex Segretario di Stato
statunitense Colin Powell aveva affermato. In realtà la posizione di Zarqawi
non è chiara e molti considerano la sua attività come concorrente a quella di
Bin Laden, sin dai tempi in cui gli afghani combatterono contro i sovietici,
tra le fila del movimento mujaheddin. Qualunque fosse stata la posizione iniziale di Zarqawi, il
suo gruppo Jamāʻat al-Tawḥīd wa-al-Jihād (Organizzazione del monoteismo e della Jihad, JTJ), formatosi nel 2004 in risposta all’intervento militare statunitense, voluto da George W.Bush, cambiò nome in Al
Quaida in Iraq, sancendo la sua vicinanza all’organizzazione guidata da Osama
Bin Laden. Zarqawi morì nel 2006, ucciso da una bomba americana, e il suo posto
fu preso da Abu Omar al-Baghdadi. Il 2006 fu anche l’anno del nuovo cambio di
nome del gruppo, che proclamò la formazione dell’ISI, lo Stato Islamico
dell’Iraq.
L’ISIS
Lo Stato Islamico, per come lo conosciamo, nasce in realtà
solamente l’anno scorso. Il 9 Aprile 2013, data l’espansione in Siria, il
gruppo di jihadisti sunniti cambia infatti nuovamente denominazione, diventando
Isis, Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, da Shaam, parola che nel contesto
della Jihad si riferisce appunto al concetto di grande Siria, con
l’eliminazione dei confini tra Siria ed Iraq. L’inclusione del Levante parte,
infatti, dal rifiuto dei confini imposti dall'accordo Sykes-Picot, che
ridisegnò il Medioriente dopo la prima guerra mondiale e la caduta dell’impero
ottomano. Per molti sunniti radicali addirittura non esistono stati, ma l’
Ummah, l’unione di tutti i musulmani fedeli alla Sunnah, la tradizione.
Dal 2010, il gruppo è passato sotto la guida di
Abu Bakr Al Baghdadi, imprigionato a Camp Bucca fino a che la base non è
passata sotto il controllo del nuovo governo iracheno. Nel 2009 la decisione di
liberare Al Baghdadi, solo poco tempo dopo, nel maggio 2010, diventato leader
dell’Isis e oggi dello Stato Islamico, dopo la proclamazione del califfato in
Iraq e di una nuova jihad internazionale, che coinvolga tutto
il mondo musulmano. La violenza dell’Isis diviene evidente anche alla stessa Al
Quaida, tanto che Al Zawahiri chiese ad Al Baghdadi di abbandonare la
Siria e concentrarsi esclusivamente sull’Iraq. L’obiettivo dichiarato di creare un grande
Califfato del Levante, con inclusa anche la Siria e poi tutto il mondo
musulmano, ha lasciato però le parole di Al Zawahiri inascoltate, tanto che
l’Isis è stata espulsa da Al Quaida nel febbraio 2014.
Arriviamo al giugno 2014, quando Mosul, seconda città
dell'Iraq, la provincia di Ninive e buona parte di quella di Kirkuk, passano sotto
il controllo delle milizie dell’Isis. Il 29 giugno il gruppo ha iniziato ad eliminare la dicitura "Iraq e Levante" dal proprio nome, riferendosi a se stesso solo come Stato Islamico, affermando, di fatto, la nascita del nuovo califfato, che comprende i territori conquistati in Iraq e Siria. Probabilmente il momento in cui il governo
iracheno e il mondo si accorgono di aver sottovalutato la minaccia.
I militanti
Quanti sono i militanti? Fino alla presa di Mosul si
pensava che l’Isis ne avesse solo tremila. Anche la conquista dello
scorso dicembre, quando i terroristi erano entrati nella città strategica di
Falluja, non lasciava presagire una forza capace di prendere
il controllo di un territorio così vasto. In realtà la minaccia è stata
ampiamente sottodimensionata. Secondo le ultime stime l’Isis po’ contare su
cinquemila miliziani in Siria, più altri seimila in Iraq. A differenza di altri
gruppi terroristici inoltre, sembra che l’Isis abbia un grande appeal verso i
giovani occidentali, neomusulmani convertitisi alla jihad, molti dei quali
combattenti in Siria e poi passati con Al Baghdadi, che sarebbero pagati poche
centinaia di dollari al mese. In Iraq L’isis ha avuto anche l’appoggio di altre
tribù sunnite e baathiste, con il comune obbiettivo di rimuovere il primo
ministro iracheno Nuri Al-Maliki.
Le ultime
Mentre l’Isis tenta di avanzare verso Baghdad, città a
grande maggioranza sciita, la Nato sta tentando di rafforzare le forze di
sicurezza irachene e i curdi, in attesa della creazione della
coalizione che dovrebbe impedire la crescita dell’Isis. Avanzata che comunque al
momento appare difficile, anche grazie all’intervento del leader iraniano,
l’ayatollah Khamenei, pronto ad appoggiare l’operazione militare degli Stati
Uniti contro lo Stato islamico in Iraq. Seppur sempre contro l’intervento
statunitense in Iraq, questa volta lo Stato Islamico rappresenta infatti una minaccia
tangibile per gli sciiti iracheni. Molti uomini delle forze del Quds, corpo
d’élite appartenente alla Guardia Rivoluzionaria, erano già stati inviati in
Iraq negli scorsi mesi, e ora sono pronti a collaborare con le forze congiunte
che stanno combattendo l’Isis. Sembra più probabile, quindi, che lo Stato Islamico si concentri nel consolidare il controllo sui territori a
maggioranza sunnita già conquistati, ma la minaccia per Baghdad e l’occidente
continua ad essere reale. L'altro alleato scomodo per gli Stati Uniti potrebbe essere il dittatore siriano Assad. Obama si trova infatti nella condizione di dover stanare i militanti dell'Isis nelle loro basi in Siria, paese in cui l'organizzazione è appunto tra i principali avversario del regime. Il presidente statunitense potrebbe quindi trovarsi costretto ad appoggiare proprio quel dittatore che nemmeno un anno fa pensava di bombardare.
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