I Sigur Ros si sono esibiti al Forum di Assago, trasportando il pubblico nelle atmosfere nordiche islandesi. Il fascino della band colpisce Milano
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| Jón Þór Birgisson, cantante dei Sigur Rós, durante il concerto di Milano. |
Ieri sera, entrando in un noto palazzetto nei pressi della fredda Milano, il clima, fatto alquanto strano, era più nordico che all'esterno. Se credete però che l'atmosfera creatasi fosse funzione della temperatura siete sulla strada sbagliata. Sono suono ed immagini, più che mai fuse e incatenate in una perfetta sintesi di note e colori, a trasportare dolcemente gli spettatori tra i sentieri d'Islanda. Ammaliati, cullati dalla voce di Jónsi Birgisson e dalle creazioni melodiche dei Sigur Ròs.
Una band che ha già molto di affascinante in partenza. Dalle provenienze geografiche alla particolarità del suo frontman. Un cantante dalla voce caratteristica ed evocativa, Jònsi è cieco da un occhio e gay dichiarato. I Sigur Ròs, però, non sono assolutamente tutto qui. A partire dalla loro nascita, avvenuta negli anni '90, hanno saputo meritarsi la fama ottenuta grazie alla loro spiccata capacità di creare musica. Un gruppo che va al di là di ogni tentativo di analisi tecnica o di racchiuderli in un preciso genere, che raccoglie suggestioni che vanno dal post-rock al dream pop, al rock strumentale. I Sigur Ròs non sono facilmente inquadrabili. La loro musica, tuttavia, presenta dei tratti distintivi grazie ai quali è impossibile non distinguerli da qualsiasi altra formazione musicale durante l'ascolto.
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| La scaletta del concerto. |
Il concerto si accende all'improvviso e il palco è completamente racchiuso in un telo semitrasparente, come una seta. La musica parte ed è un gioco di vedo, non vedo, di luci e ombre proiettate sulle tele, il che ha qualcosa di magico, trasporta lo spettatore in un sogno, dove le immagini sono velate, non perfettamente nitide. Anche il pubblico, come il palco, non può che rimanere completamente avvolto da una musica che sembra cullarti. Il concerto è tutto da ascoltare. Salvo pochi momenti di rapide venature di un rock più rapido e tosto, gli spettatori ascoltano immobili la maggioranza delle tracce, finemente interpretate dalla straordinaria voce di Jònsi. Qualcuno chiude addirittura gli occhi, ci si abbandona facilmente ai propri pensieri. Un concerto da un certo punto di vista atipico per chi mastica rock, che avrebbe avuto forse una cornice ancor più adeguata in un teatro tanta è la bellezza delle scenografie e dell'impianto luci. Senza sottolineare, ancora una volta, l'acustica del Forum di Assago, come si sa non perfetta.
Dopo un inizio davvero scenografico le tele vengono sollevate e il palco si apre davanti agli occhi dello spettatore. Ogni canzone è perfettamente accompagnata dalle suggestive immagini proiettate sullo schermo alle spalle della band. Rock che va a braccetto con la sinfonia. Chitarre elettriche suonate con l'archetto di un violoncello, basso, batterie, violini, archi. Il gruppo è una vera e propria orchestra polistrumentista, e il leader ne è lo spiccato esempio, cambiando strumento utilizzato nell'arco di tutta l'esibizione. Non solo strumentazione comune ma anche altri strani oggetti compaiono sul palco a regalarci suoni dal profondo sapore nordico.
In scaletta (che potete vedere nell'immagine) tra i brani dell'ultimo album Valtari, non mancano tracce più conosciute, come Sæglópur, Glósóli, Olsen Olsen e Hoppipolla, forse la loro canzone più celebre. L'adrenalinica Popplagið chiude il concerto in un esplosione di luci e colori, in antitesi con ritmo cullante di cui tutto lo spettacolo era impregnato. Quasi a scatenare e risvegliare un pubblico immerso nel sogno in cui i Sigur Ròs li avevano accompagnati.Un pubblico tristemente lucido, scaraventato nella realtà, che vuol dire la fine del concerto. Non resta che osservare gli inchini della band e applaudire meritatamente i Sigur Ròs, dal vivo ancor più coinvolgenti.
Ecco alcune immagini della serata:
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