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» » » » » » » » » Migranti file: tutti i dati dal 2010 ad oggi. Numeri e paesi di provenienza.

Filippo Mastroianni mercoledì 23 settembre 2015 0


Il 2015 è l'anno di esplosione della crisi dei migranti. Numeri in costante aumento dal 2010. Ecco tutti i dati dei flussi migratori verso il nostro paese.


Un gruppo di migranti tunisini, il cui numero è cresciuto molto tra il 2011 e il 2012, con lo scoppio della Primavera araba.
La chiamano la crisi dei migranti. Gestire centinaia di migliaia di arrivi, redistribuirli su tutto il territorio europeo, offrire soccorso. Mentre l'UE si spacca sul piano di ricollocamento non si fermano i flussi migratori verso il vecchio continente. Sono 120mila i rifugiati da ricollocare fra i 28 paesi UE, tutti provenienti da Italia e Grecia, da sempre le porte del Mediterraneo. Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria si sono dette contrarie, la Finlandia si è astenuta. 


Se i numeri stanno crescendo considerevolmente negli ultimi anni, non è la prima volta che il nostro paese si trova a dover gestire situazioni simili. Negli anni novanta l'Italia subisce la prima immigrazione di massa dall'Albania (originata dal crollo del mondo comunista), risolta con accordi bilaterali. Oggi non è più all'Adriatico che bisogna guardare. I dati indicano l'Africa e il Medio Oriente. Mentre le cifre aumentano di anno in anno. La Primavera Araba, l'Isis, ma anche popolazioni sottomesse a spietate dittature di cui si parla troppo poco. È il caso, ad esempio, dell'Eritrea. 

I dati degli ultimi cinque anni sono indicativi di quanto il fenomeno sia in aumento. Non solo i numeri crescono, ma i paesi d'origine dei flussi migratori mutano di anno in anno, parallelamente all'evolversi della situazione geopolitica. Ecco tutti i dati attraverso le infografiche interattive. Basta il passaggio del mouse per leggerli:

In attesa dei dati 2015, che lasciano pensare ad un ulteriore incremento, il numero di migranti è stato costantemente in crescita nell'ultimo quinquennio. Il dato del 2014 è addirittura eclatante: i morti nel Mediterraneo del solo 2014 sono superiori alla somma dei tre anni precedenti. L'Italia, come si evince dal secondo grafico, è il paese più colpito dagli sbarchi, anche perchè, come vedremo nelle prossime grafiche, stanno cambiando i paesi di provenienza dei migranti. Mentre gli occhi sono puntati su Siria e Libia (che in realtà non appare tra le nazioni col maggior numero di migranti), vengono spesso trascurate situazioni come quelle di Somalia, Eritrea ed Etiopia, da sempre paesi molto vicini all'Italia. Proprio la situazione dei migranti proveniente nel nostro paese sarà l'argomento della nostra ricerca.

2010: Afghanistan,Tunisia e la costante somala

Tunisia, Algeria, Egitto. È l'Africa storicamente più vicina all'occidente che si muove di più verso l'Europa. Senza tralasciare Afghanistan e Iraq, ancora alle prese con gli strascichi della guerra. La Somalia rimarrà una costante, anch'essa in crescita, di tutti gli ultimi quattro anni, a causa di una guerra civile cominciata nel 1991 e tutt'ora in corso. Il 2006 ha segnato anche l'inizio di un conflitto che ha visto il governo federale di transizione somalo e l'Etiopia contro il gruppo islamico UCI (Unione delle corti islamiche), terminato solo nel 2009. Le cifre dei migranti provenienti nel nostro paese sono ancora sostanzialmente esigue, lontane dalla crisi esplosa definitivamente nel 2015.

2011: La Primavera araba

Tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011, cominciano una serie di proteste e agitazioni giornalisticamente riunite sotto il nome di Primavera araba. I paesi maggiormente colpiti sono la Tunisia, l'Egitto, la Siria, la Libia, lo Yemen, l'Algeria, l'Iraq, il Bahrein, la Giordania e il Gibuti. Un'esplosione di rivolte che si ripercuote sul numero dei migranti: dai quattromila dell'anno precedente a superare i sessantamila. Non è un caso che la Tunisia guidi il gruppo di nazioni. Proprio nella nazione nordafricana iniziano i primi scontri, in seguito alla protesta di Mohamed Bouazizi, che il 17 dicembre 2010 si da fuoco contro il sequestro della propria merce da parte della polizia. Le rivolte non si placano nemmeno dopo il rimpasto di governo, come alla cacciata di Ben Ali, avvenuta a febbraio. Anche Mubarak in Egitto e Gheddafi in Libia dovranno cedere il passo, mentre in Siria resiste Bashar Al-Assad. Ancora una volta non va dimenticata la costante della Somalia a cui si aggiunge tutto il corno d'Africa, in particolare l'Eritrea, da anni retta da una spietata dittatura. 

2012: Il placarsi della Primavera araba e le forze kenyote in Somalia

Se Tunisia ed Egitto rimangono anche nel 2012 tra i maggiori paesi per numero di migranti, le cifre totali scendono quasi ai livelli del 2010. In Egitto il potere passa nelle mani di una giunta militare, presieduta dal feldmaresciallo Tantawy, presidente provvisorio. Il 2012 è però l'anno delle prime elezioni democratiche, che premiano Mohamed Morsi, del partito Libertà e Giustizia (quello dei fratelli musulmani). Le elezioni tunisine sono invece datate 23 ottobre 2011, con l'affermazione del partito islamico moderato Ennahda. In Somalia continua la guerra civile, aggravata da una violenta carestia che si era abbattuta sulla popolazione nell'estate 2011. Dopo gli scontri accanto alle Forze armate somale, contro i gruppi Al-Shaabab nel sud della Somalia, nel 2012 le truppe del Kenya vengono formalmente integrate all'AMISOM (missione dell'Unione africana in Somalia), in attesa che le forze di sicurezza somale raggiungano un adeguato livello di preparazione. Crescono anche i numeri dell'Eritrea.

2013: La guerra civile in Siria e l'avanzata dell'Isis

Dopo un anno in cui i numeri erano tornati nella norma, il 2013 vede incrementare nuovamente l'arrivo di immigrati in Italia. Questa volta è la Siria a prendere il posto delle nazioni nordafricane. Se la Primavera araba in Egitto e Tunisia si risolve con la cacciata dai dittatori, la Siria rimane sotto il controllo di Bashar Al-Assad. Il conflitto scoppia nel 2011, ma è nel corso del 2012 che diventa una vera e propria guerra civile, aggravatasi nel 2013 e ancora in corso. La variegata situazione etnica siriana, che si riflette negli schieramenti in campo, si complica ulteriormente con la crescita dell'Isis nell'area. Il 2013 è il vero anno di nascita dell'Isis, col nome con cui oggi è conosciuta. Il motivo sta proprio nella conquista di alcuni territori siriani e nella scelta di Raqqa come capitale. Lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL) cambia definitivamente denominazione in Stato Islamico dell'Iraq e della Siria (ISIS). La Somalia continua ad essere sotto mandato AMISOM, mentre l'Eritrea continua ad accrescere i suoi numeri.  

2014: La conferma della Siria e la dittatura in Eritrea

I numeri crescono a dismisura, fino a superare i 150mila migranti, superiori alle somme dei tre anni precedenti. Continua la Guerra civile siriana. Il 3 giugno 2014 Assad viene rieletto alle elezioni presidenziali, sotto i dettami della nuova costituzione siriana. Ribelli siriani, Isis e Curdi non partecipano però alla consultazione. Nelle settimane successive lo Stato Islamico scatena un'offensiva nel nord dell'Iraq, prendendo Mossul, arrivando anche fino alla periferia di Baghdad. Questi movimenti eliminano, in pratica, la linea di confine tra Siria e Iraq, facilitando il passaggio dei combattenti. Il 29 giugno Abu Bakr al-Baghdadi annuncia l'instaurazione del califfato tra Siria e Iraq. Da settembre inizia l'intervento internazionale, con una coalizione di 11 paesi occidentali, Italia compresa. Il nostro paese offre però solo supporto logistico. Ma è dell'Eritrea che si parla sempre troppo poco. Perchè se gli occhi del mondo e dei media sono fissi sulla Siria, il paese del Corno d'Africa rappresenta il secondo paese per numero di migranti verso l'Italia nel 2014. L'Eritrea, che fu prima colonia italiana, oggi viene ritenuta la nazione africana in cui i diritti dell'uomo sono più violati. Niente guerre civili e fazioni a combattersi. L'Eritrea vive sotto la dittatura di Isaias Afewerki dal 1993, dopo aver combattuto la guerra di liberazione dall'Etiopia. Afewerki ha instaurato un regime monopartitico, eliminato la libera informazione e eliminato le opposizioni. L'Onu segnala un numero che oscilla tra i 5mila e i 10mila prigionieri politici, in un sistema carcerario durissimo. Il paese è completamente militarizzato e posto sotto il partito unico. Ma Afewerki non è certo favorevole all'emigrazione, tutt'altro. Emigrare è proibito fino ai 50 anni. Eppure i numeri sono altissimi, indice di condizioni di vita estreme. 

Un mazzo di fiori, lanciato in mare per commemorare la strage del Canale di Sicilia, la più grande di sempre.

E il 2015?

I numeri continuano ad essere molto alti. Sul finire di agosto si potevano contare intorno ai 100mila migranti arrivati in Italia. Ma, al contrario degli anni precedenti, è la Grecia ad aver sopportato lo sforzo maggiore. Nello stesso periodo sarebbero intorno a 160mila i migranti sbarcati sulle coste elleniche. Le richieste d'asilo in Italia sembrano invece in decisa diminuzione. Non ci sono dati ufficiali, ma nel 2014 le richieste ad agosto erano arrivate a 64mila. Quest'anno siamo intorno alle 15mila. Non bisogna però cadere nella trappola del considerare solo Germania e Svezia come uniche vere mete dei migranti. Se è sicuramente vero che moltissimi vogliono spostarsi verso questi paesi, che del resto si trovano nelle prime posizioni per richieste di asilo, nel 2014 l'Italia si trovava dietro solo a Germania (quasi il triplo delle richieste italiane), Svezia e Francia. Sintomo della vicinanza al nostro paese di molte popolazioni al momento in difficoltà, come eritrei, somali, etiopi e libici. Guarda caso ex colonie italiane. Intanto il 19 aprile 2015 abbiamo assistito alla tragedia in mare più grande di sempre. Il nuovo naufragio nel Canale di Sicilia è avvenuto 60 miglia a nord della Libia. Un peschereccio, che trasportava quasi mille persone, si è capovolto. Le vittime oscillavano tra 700 e 800, quasi il doppio di quelle della strage di Lampedusa.

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