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» » » » » Chi è stato Jorge Rafael Videla

Filippo Mastroianni domenica 17 marzo 2013 0


Il suo nome è riaffiorato dopo l'elezione del nuovo Papa. Jorge Rafael Videla è l'ex dittatore argentino, responsabile della scomparsa di migliaia di persone


Jorge Rafael Videla. Un dittatore spietato, responsabile della scomparsa di migliaia di argentini.

Un nome riaffiorato in questi giorni accanto a quello del nuovo Papa Francesco I. Un nome storicamente rilevante e conosciuto. Non tutti però sanno chi fu Jorge Rafael Videla. Incamminiamoci in questo excursus storico e torniamo quindi alla metà del '900, soffermandoci in particolare sugli anni che andranno dal 1976 al 1983. Il luogo è l'Argentina, il personaggio, come detto è Jorge Rafael Videla.

Videla nasce a Mercedes, il 2 agosto del 1925. Il periodo interessante però, tralasciando la sua gioventù, arriva negli anni '70. Al potere in Argentina c'è Isabelita Peròn. La giovane, che in passato era stata anche ballerina in un night club, aveva conosciuto Peròn a Panama nel 1955, mentre lavorava ancora come ballerina per un gruppo folkloristico. Nel 1960 lo sposò e lo accompagnò nel suo esilio in Spagna, fino al ritorno in Argentina nel 1973, quando Peròn si presentò per le elezioni. Accanto a lui, come vicepresidente, c'era proprio Isabelita. La coppia prese il 60% dei consensi ma, solo un anno dopo, Peròn morì lasciando a Isabelita la carica presidenziale. Da subito la donna, impreparata al ruolo, tentò di far prevalere gli interessi peronisti contro i vari movimenti sociali esistenti. I militari tentarono di convincerla a dimettersi ma, dopo il rifiuto, venne deposta il 24 marzo 1976 con un colpo di stato della giunta militare guidata proprio dal generale Jorge Rafael Videla.

Videla assunse la carica di Presidente il 29 marzo, a capo di una giunta militare, formata da Leopoldo Galtieri in rappresentanza dell'esercito, dall'ammiraglio Emilio Eduardo Massera per la marina e dal generale Orlando Ramón Agosti per l'aviazione, dando inizio a quello che essi chiamarono Processo di Riorganizzazione Nazionale.

Le prime vittime della dittatura militare furono le libertà civili e sindacali. Iniziò quel fenomeno che verrà conosciuto come dei Desaparacidos. Gli oppositori, che facessero parte di partiti, sindacati o organizzazioni studentesche, vennero rapiti o arrestati. La tortura era un mezzo utilizzato spesso dalla dittatura contro i detenuti. A volte venivano rilasciati ma, nella maggior parte dei casi, svanivano nel nulla. Gli scomparsi, in gran parte giovani, furono più di 30mila. La storia ha una svolta il 29 marzo del 1981, quando Videla viene deposto da un nuovo colpo di stato con a capo il generale Roberto Eduardo Viola. Nove mesi dopo verrà deposto anche Viola da Leopoldo Galtieri, collaboratore di Videla. Questi sono gli anni peggiori per l'Argentina. Le repressioni diventano sempre più violente, la Guerra delle Falkland con l’Inghilterra viene persa, peggiorando l'immagine di un paese macchiato da anni di violenze. Si succederanno altri generali a capo del paese fino al 10 dicembre 1983 quando, a seguito di una sempre crescente agitazione contro la dittatura militare, vengono indette libere elezioni, vinte dal radicale Raul Alfonsin.

Manifestazione dei parenti dei desaparecidos a Buenos Aires.

Videla viene processato nel 1985 per scomparsa di 30 mila oppositori e condannato all’ergastolo. Nel 1990 viene però liberato, prima di essere nuovamente condannato all'ergastolo, insieme ad altri 29 imputati, per la morte di 31 detenuti durante il suo regime nel 2010. Dal carcere, negli ultimi anni, Videla ha ammesso il suo coinvolgimento (e quello della dittatura) nell'uccisione di un numero di persone che oscilla tra le 7000 e le 8000. Uccise perché dovevano morire, nascondendo anche i cadaveri, per paura delle ritorsioni della comunità internazionale. La dittatura caricava gli oppositori sugli aerei lasciandoli cadere, ancora vivi, nell’oceano. La detenzione avveniva all’ESMA, Escuela superior de meccanica de l’Armada, un palazzo di Buenos Aires, del tutto simile a ogni altra caserma. Durante le visite della Croce rossa internazionale veniva risistemato, spostando ingressi, cambiando disposizione alle stanze, per confutare eventuali testimonianze delle vittime.

Oggi Videla si trova ancora in carcere, a scontare il suo ergastolo, tranquillo e per nulla pentito.

Aggiornamento: Videla è morto in carcere il 27 maggio 2013, all'età di 87 anni, senza mai pentirsi pubblicamente.

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