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» FLIGHT di Robert Zemeckis con Denzel Washington | Recensione
Filippo Mastroianni
mercoledì 6 febbraio 2013
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Robert Zemeckis è tornato al lavoro. Tornato a rapportarsi con attori in carne ed ossa, dopo gli ultimi progetti digitali, come Polar Express e A Christmas Carol, e ben 12 anni dopo l'uscita di Cast Away.
Allo stesso modo in cui accade nel film interpretato da Tom Hanks è ancora un incidente aereo che dà inizio alla vicenda. Allora un uomo precipitava su un'isola deserta ed era costretto a vivere completamente solo per molti anni. Stavolta, in Flight, è la solitudine di un altro uomo quella che ci viene rappresentata. Una solitudine diversa, una solitudine dell'anima. La solitudine di un personaggio che ha perso la sua famiglia a causa del problema che lo affligge, l'alcolismo, e che rischia di perdere tutto quello che gli resta.
William "Whip" Whitaker (interpretato da Denzel Washington) è un pilota di aerei di linea. Le sue abilità nel lavoro che svolge sono indiscusse ma è afflitto da problemi di alcolismo e non disdegna neanche qualche tiro di coca. Proprio a causa di questi vizi ha perso l'ormai ex moglie e il figlio, che non nutre alcun affetto per il padre. Whip intrattiene inoltre una relazione con una delle ragazze che lavorano a bordo, in compagnia della quale passa le notti divertendosi e bevendo. E' dopo una di queste nottate e in condizioni non perfette che si mette alla guida del suo velivolo. Una turbolenza e i guasti all'apparecchio difettoso lo costringeranno ad un atterraggio spericolato e di fortuna nel quale, nonostante la sua abilità, perderanno la vita alcune persone. Whip se la cava con qualche escoriazione ed un trauma cranico e, scampato al disastro, è da molti considerato un eroe per la manovra straordinaria che è riuscito a compiere, riducendo al minimo le perdite umane. Tuttavia i nodi vengono al pettine e le analisi del sangue e del capello, di routine per i piloti in special modo dopo simili incidenti, evidenziano un tasso alcolico elevato e l'utilizzo di sostanze stupefacenti. William dovrà quindi difendersi dalle accuse in tribunale mentre prova a risollevarsi e a liberarsi dal vizio che lo tiene prigioniero, oltre che dal senso di colpa che ogni tanto lo pervade. In compagnia di una donna affascinante conosciuta in ospedale, anche lei alle prese con un problema simile, quello della tossicodipendenza, Whip affronta dunque se stesso e le catene che lo tengono legato e dipendente dalle sostanze alcoliche.
Un film lento, dalla sceneggiatura asciutta, ma non per questo noioso, incentrato quasi unicamente su un solo attore, Denzel Washington, autore di un'interpretazione intensa e drammatica. Una pellicola che affronta i problemi di un uomo, considerato un eroe, ma che possiede un lato oscuro che ne affligge l'animo. Che ci pone presto una domanda a cui è difficile rispondere. Nonostante Whip abbia salvato numerose vite con la sua straordinaria manovra, si trovava alla guida pesantemente limitato da alcool e coca. E' un eroe, ma è colpevole, come dobbiamo considerare Whip? E' da assolvere o condannare? Un interrogativo che Zemeckis ci lascia senza far trasparire la sua idea, a cui ognuno può dare una propria risposta.
Una storia basata su caduta e redenzione di Whip Whitaker, sul suo rapporto col vizio, sulla sua incapacità di risolvere il problema. Il precipitare dell'aereo che rappresenta il precipitare della vita di William, il punto più basso raggiunto nella sua esistenza, la metafora della sua discesa nei meandri più oscuri e reconditi dell'animo umano.La narrazione ci presenta anche il tema del destino, per cui ogni azione, ogni avvenimento ha uno scopo, un fine ben preciso. Ogni evento aiuterà Whip a cambiare, a voltare pagina, a liberarsi da ciò che lo incatena, anche a costo di pagare dazio ai suoi peccati. Emblematica è la scena in ospedale, in cui Whip, una donna tossicodipendente e un malato terminale affrontano proprio questo tema, ognuno in qualche modo toccato da un destino che sembra non poter controllare, totalmente in balia delle scelte di un Dio che ne indirizza il fato con uno scopo ben preciso che un singolo uomo non può pienamente comprendere. Una visione pessimistica della vita, in cui ogni personaggio affronta problemi di difficile risoluzione, in un atmosfera drammatica che pervade tutta la pellicola.
Bellissima e ben realizzata la scena iniziale, quella del disastro aereo, coivolgente e la cui visione è sconsigliata a chi si metterà in volo nei prossimi tempi. Del resto Zemeckis è uno di quei registi da cui ci si aspettano sempre grandi cose. Impeccabile dietro la macchina da presa, gran parte del merito per la riuscita del film, dalla sceneggiatura abbastanza asciutta, sono suoi. Come detto grande prova di Denzel Washington, che regge praticamente da solo il film ed è, giustamente, uno dei candidati al premio Oscar come miglior attore. Un finale che forse avrebbe potuto essere meglio costruito, probabilmente troppo moralistico e legato all'idea di redimere il protagonista, la cui caratteristica più intrigante durante lo svolgersi della vicenda è proprio questo suo essere eroe e colpevole allo stesso tempo.
Un film godibile e anche a suo modo intenso in alcuni passaggi. Un buon ritorno di un grande della regia come Zemeckis, l'autore di Forrest Gump, Roger Rabbit, Ritorno al futuro, Cast Away. Bentornato.
About Filippo Mastroianni
Un qualunque, ingovernabile, battitore da tastiera. Un occhio osserva la politica e il mondo, l'altro è affetto da un'aggravante cinemania, con sbalzi cinogiappocoreani, giusto per sentirsi alternativo. Anni passati ad immedesimarsi e firmarsi Arturo Bandini, personaggio straordinario nato dalla penna di John Fante. Conclusa la fase della doppia personalità, ricongiunto con me stesso, continuo a scrivere.
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