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» » » » » » » Anna Politkovskaya: Quando la verità uccide

Filippo Mastroianni sabato 21 febbraio 2009 0


Il processo per l'omicidio di Anna Politkovskaja è terminato con l'assoluzione degli imputati. È il quattordicesimo giornalista ucciso in Russia da sicari mai scoperti.


Anna Politkovskaja, giornalista assassinata il 7 ottobre 2006 a Mosca.
Dopo mesi di udienze è finalmente terminato il processo per l’assassinio di Anna Politkovskaja. È terminato con la piena assoluzione dei quattro imputati: i due fratelli ceceni Ibragim e Dzharbail Makmudov, il poliziotto Sergheij Khadzikurbanov, e l'ufficiale dei servizi segreti Pavel Riaguzov. La giornalista russa, famosa in tutto il mondo per i suoi reportage sugli orrori della guerra in Cecenia e gli abusi compiuti dalle truppe federali, è stata assassinata il 7 ottobre 2006 a Mosca. Un colpo di rivoltella alla nuca mentre la giornalista usciva dall'ascensore della sua abitazione. La giustizia russa ha oggi sentenziato che il caso Politkovskaja è chiuso. Chi fossero i mandanti, dove si trovi l'assassino, perché la giornalista sia stata uccisa non è dato saperlo. Domande senza risposta. Risposta che il tribunale di Mosca non ha neppure tentato di dare. 

Anna Politkovskaja sosteneva che le stragi, gli stupri di massa, l'incendio di abitazioni, i campi di concentramento in Cecenia, tutto questo discendeva dall'assenso che il potere aveva dato a quella ferocia. Senza l'assenso di Putin, il macello ceceno non avrebbe potuto proseguire per tutti quegli anni. Secondo indiscrezioni Anna aveva già pronto sul suo computer un nuovo articolo sui misfatti del regime. Non possiamo sapere se questi sono i veri motivi della condanna a morte di Anna. Di certo le coincidenze vogliono che in Russia i giornalisti "scomodi" vengono spesso colpiti, anche da colpi di pistola. 

La Repubblica riporta un'altra coincidenza "Pensiamo al 16 gennaio scorso. Mosca coperta di neve, i festoni natalizi, le vetrine sfolgoranti dei negozi. In pieno centro, le cupole del Cremlino già in vista, un giovane avvocato che da anni porta nei tribunali molte denuncie per violazione dei diritti umani, di nome Stanislav Markerov, sta camminando in direzione del Maneggio. Con lui c'è una bella ragazza di 22 anni, Anastasia Barburova. Proprio come la Politkovskaja, anche la giovanissima Barburova scrive sul giornale d'opposizione Novaya Gazeta. I due procedono parlando tra loro, quando un uomo li avvicina, sfodera una pistola e spara al petto dell'avvocato Markerov. Poi, quando Stanislav Markerov crolla sul marciapiedi, l'assassino si gira e cerca d'allontanarsi. Ma non ha fatto i conti col coraggio della ragazza. Anastasia Barburova non solo si mette a gridare, ma insegue l'assassino. Trenta, quaranta metri d'inseguimento, poi l'uomo con la pistola si gira e spara in pieno viso alla giornalista. Inutile dirlo, i passanti abbassano lo sguardo e fanno finta di non vedere. La storia russa sconsiglia infatti le testimonianze.” 

Anastasia Barburova è il quattordicesimo giornalista ammazzato negli anni di Putin da sicari mai scoperti. Senza che sia mai stata trovata una traccia, un sospetto, su mandanti e esecutori. Senza che dalla popolazione russa si levi un grido di sdegno a richiedere chiarezza e verità. Quella verità che, prima o poi, speriamo venga a galla. Con l'insediamento al Cremlino del nuovo presidente Medvedev, comunque fedelissimo di Putin (ha infatti nominato Putin Primo Ministro il giorno stesso del suo insediamento) ci auguriamo che queste coincidenze possano cessare.

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